Brevetti dell’intelligenza artificiale: no dell’Europa

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*di Fulvio Sarzana di S.Ippolito, Studio legale Sarzana e Associati.

L’EPO -acronimo inglese che significa European Patent Office- ovvero l’ufficio incaricato di fornire procedure di applicazione uniformi in materia di protezione dei brevetti in 38 Paesi europei,  ha respinto a dicembre del 2019, due domande di brevetto europeo,  nella quali una  macchina era stata stata designata come inventore.

L’Istituto, dal 1977, ha il compito di concedere i brevetti europei sotto la supervisione del Consiglio di amministrazione e ha sede a Monaco di Baviera.

L’ufficio è incaricato di esaminare le domande di brevetto europeo e della concessione dei relativi titoli.

Entrambe le domande di brevetto rifiutate indicano “DABUS” come inventore, che è stato descritto nella domanda di brevetto, come “un tipo di intelligenza artificiale connessionista”.

L’impostazione connessionista, sviluppatasi dopo il 1956, come strumento autonomo di ricerca e  sostenuta principalmente  dal ricercatore Frank Rosenblatt, considera l’intelligenza come una proprietà funzionale del cervello biologico e, per simularla, cerca di riprodurre la sua struttura ispirandosi al funzionamento del sistema nervoso.

Tale impostazione connessionista ha sviluppato concetti cruciali come quello di rete neurale artificiale o Rna, ovvero i primi programmi capaci di imparare in modo autonomo.

 

Il richiedente ha effettuato la domanda sostenendo  di aver acquisito il diritto al brevetto europeo dall’inventore in qualità di avente causa del titolare del diritto ( che sarebbe appunto il sistema di intelligenza artificiale).

Dopo aver ascoltato gli argomenti della ricorrente in procedimenti orali non pubblici il 25 novembre, l’EPO ha rifiutato  i due brevetti,  sostenendo che entrambi non soddisfano i requisiti previsti dalla  Convenzione sulla Concessione dei Brevetti Europei, secondo i quali  l’inventore  designato nella domanda deve essere un essere umano, non una macchina.