La Corte di Cassazione interviene nuovamente sul valore delle prove tratte dal servizio Google Earth in caso di abusi edilizi.
La Suprema Corte alla fine di settembre del 2017 è intervenuta dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato che era stato tratto a giudizio per il reato edilizio previsto dall’ art. 44, lett. c), del d.p.r. n. 380 del 2001.
Quest’ultimo aveva impugnato la sentenza della Corte d’appello che, pur dichiarando la prescrizione del reato, non aveva tenuto in considerazione il fatto che la costruzione del manufatto abusivo fosse antecedente alla cd Legge Ponte del 1967.
Quest’ultima legge, come è noto, ha introdotto l’obbligo di ottenere la licenza edilizia per immobili siti al di fuori dei centri abitati.
La Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha confermato la circostanza, acclarata dalla Corte d’appello, che le prove tratte dalle fotografie presenti sul servizio prestato dal gigante californiano fossero in grado di datare la costruzione dell’opera abusiva tra il 2009 ed il 2011, anzichè, come affermato dal ricorrente, in una data antecedente al 1967.
Le fotografie estratte quindi dal servizio Google Earth possono costituire piena prova, a favore o contro, di quanto accaduto.
La Cassazione conferma quindi un orientamento già emerso in precedenza, e diretto a conferire piena prova alla documentazione fotografica in caso di reati edilizi ed ambientali, anche in assenza di validazioni tecniche, in grado di conferire data certa, a quanto estratto dal servizio satellitare prestato da Google.