Le Maggiori Associazioni mondiali di tutela dei diritti civili sul web si sono riunite nei giorni scorsi a Manila, per stilare un decalogo a beneficio dei Governi e delle Istituzioni Internazionali sulle limitazioni di accesso ai contenuti su internet e per salvaguardare, attraverso una bilanciata politica di responsabilità degli intermediari di internet, i diritti costituzionali dei Netizen.
Tra le Organizzazioni firmatarie dei “Manila Principles” vi sono le Statunitensi Freepress.net ed Electronic Frontier Foundation, le britanniche International Alliance on Information for All e Article 19, il Centre for Internet Society Indiano, l’Olandese Greenhost.
La Dichiarazione contiene principi chiari sulla tutela dei diritti costituzionali dei Netizen e sui poteri di rimozione di contenuti su Internet che possono pretendersi dagli intermediari della rete.
“Tutte le comunicazioni tramite Internet sono facilitate da intermediari come i fornitori di accesso a Internet , i social network e motori di ricerca” -si legge nei Principi-.
“Le politiche relative alla responsabilità giuridica degli intermediari per il contenuto di tali comunicazioni hanno un impatto sui diritti degli utenti, compresa la libertà di espressione, la libertà di associazione e il diritto alla privacy.
Le Organizzazioni della società civile di tutto il mondo si sono riunite per proporre un quadro di garanzie di base ed una serie di best practice, con l’obiettivo di tutelare la libertà di espressione e di creare di un ambiente favorevole per l’innovazione.
Questi principi sono basati sugli strumenti internazionali di tutela dei diritti umani e sull’analisi dei Framework giuridici internazionali in tema di responsabilità degli Intermediari” .
Fra le raccomandazioni ai Governi si legge il principio del blocco dei contenuti su internet su Ordine dell’Autorità Giudiziaria.
Gli intermediari non devono essere costretti insomma a limitare l’accesso a determinati contenuti a meno che tale Ordine sia stato emesso da un’Autorità Giudiziaria indipendente ed imparziale, la quale abbia stabilito che il materiale in questione è illegale.
Quest’ Ordine deve inoltre essere temporaneo, ovvero indicare il periodo di tempo per cui il contenuto deve essere limitato.
Qualsiasi responsabilità imposta ad un intermediario deve essere proporzionata e direttamente correlata al comportamento illecito dell’intermediario.
I fornitori di servizi non devono essere ritenuti responsabili per il mancato rispetto di un Ordine che non rispetti questi principi.
Fra gli altri principi enunciati vi è che tutte le Istituzioni Statali devono obbligatoriamente pubblicare tutte le decisioni relative alla responsabilità degli Intermediari on-line in modo tempestivo ed in formati accessibili.
I Governi non devono utilizzare misure extra-giudiziarie per limitare l’accesso ai contenuti, anche se ciò avviene su base volontaria, ovvero se il soggetto raggiunto dall’Ordine ( o dall’invito) decida volontariamente di rimuovere il contenuto.
Questo include pressioni collaterali per promuovere o far rispettare le cosiddette pratiche volontarie di rimozione.
I Governi devono pubblicare relazioni di trasparenza che forniscono informazioni specifiche su tutti gli Ordini di rimozione di contenuti e le richieste da loro emesse nei confronti degli Intermediari.
I Governi, gli intermediari e la società civile devono lavorare insieme per sviluppare e mantenere meccanismi di controllo indipendenti, trasparenti ed imparziali per garantire la responsabilità delle politiche e delle pratiche di restrizione dei contenuti.
La Dichiarazione, che è aperta alla firma degli Stati e di tutte le Organizzazioni che vogliono aderirvi, costituisce un primo step per regolamentare in via transnazionale la responsabilità degli intermediari del web, tenendo presente la necessità di salvaguardare la ricchezza informativa del web stesso ed i diritti civili di ognuno di noi.