Lo scorso 4 agosto l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha approvato in via definitiva e pubblicato il Piano Nazionale Anticorruzione 2016 (PNA).
La Delibera è stata predisposta in omaggio a quanto previsto dal D. L. n. 90/2014, il quale aveva affidato all’ANAC tutte le funzioni e competenze in tema di trasparenza e prevenzione dei fenomeni corruttivi, previste dalla legge n. 190/2012.
Il Piano è diviso in una prima parte generale, che affronta il tema della predisposizione di misure anticorruzione all’interno tutte le pubbliche amministrazioni e nei confronti dei soggetti privati da esse controllati, ed una seconda parte che affronta il tema della corruzione in ambienti specifici, in particolare nei Comuni, nelle Città metropolitane e nel settore più generale del Governo del territorio.
Quanto alla natura del Piano, nel testo si chiarisce che “Il PNA, in quanto atto di indirizzo, contiene indicazioni che impegnano le amministrazioni allo svolgimento di attività di analisi della realtà amministrativa e organizzativa nella quale si svolgono le attività di esercizio di funzioni pubbliche e di attività di pubblico interesse esposte a rischi di corruzione e all’adozione di concrete misure di prevenzione della corruzione. Si tratta di un modello che contempera l’esigenza di uniformità nel perseguimento di effettive misure di prevenzione della corruzione con l’autonomia organizzativa, spesso costituzionalmente garantita, delle amministrazioni nel definire esse stesse i caratteri della propria organizzazione e, all’interno di essa, le misure organizzative necessarie a prevenire i rischi di corruzione rilevati”.
Importanti indicazioni sono state fornite agli Enti locali ( comuni e città metropolitane su tutti) in merito ai criteri di scelta degli organi direttivi e di indirizzo e sulla nomina di soggetti esterni, in particolar modo in riferimento a dipendenti pubblici di altre Amministrazioni o società ad esse equiparate, per i quali l’Ente chiamante deve poi sostenere un onere economico.
Fondamentale l’analisi rischio di incarichi che potrebbero essere soggetti poi a forme di contenzioso per possibili danni erariali.
Importanti indicazioni vengono anche fornite in merito alla pubblicazione degli Appalti su internet «L’uso dei siti web, per esempio, si rivela un mezzo molto utile per veicolare tra gli stakeholders ed i cittadini informazioni sugli appalti pubblici, sullo stato di evoluzione dei progetti, sul modello di governance, etc., così da permettere anche l’interoperabilità con il mondo accademico o con altre organizzazioni. Si raccomanda la pubblicazione dei dati in formato aperto e in sezioni ben evidenziate dei siti web e strutturate in modo standardizzato, affinché le informazioni siano facilmente accessibili e efficacemente riutilizzabili da parte degli stakeholders».
Una particolare enfasi è posta sul tema della trasparenza ad ogni livello di governo per le pubbliche amministrazioni e sulla redazione di bandi di gara in grado di rispettare tutti i parametri di legge.
In particolare l’ANAC si sofferma sull’esigenza di rendere più trasparenti gli appalti pubblici, prima e dopo l’aggiudicazione, come richiesto peraltro dalle Raccomandazioni del 2013 e del 2014 del Consiglio europeo sul programma nazionale di riforma dell’Italia (cfr. COM (2013) 362 final; COM (2014) 413 final), anche attraverso l’obbligo per le strutture amministrative di pubblicare online i conti e i bilanci annuali, insieme alla ripartizione dei costi per i contratti pubblici di opere, forniture e servizi e all’apertura del mercato dei servizi pubblici locali.