Zorro non è libero. La Cassazione: l’opera del 1919 non è parte del patrimonio pubblico.

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Chi vuole parlare in Italia  del più famoso eroe mascherato del mondo ovvero ZORRO deve pagare i diritti ai legittimi titolari, nonostante siano passati 98 anni da quando lo scrittore Johnston Mc Culley ha creato il famoso personaggio di film e fumetti.

La Cassazione ad inizio gennaio di quest’anno  ha ritenuto che le opere di cittadini statunitensi pubblicate in Italia godano della medesima protezione prevista dall’ad. 25 della legge sul diritto d’autore, che attualmente la accorda per tutta la vita dell’autore e fino al termine del settantesimo anno solare dopo la sua morte.

Mc Culley è morto nel 1958.

Per questo motivo la Suprema Corte ha annullato una sentenza della Corte di Appello di Roma che aveva dato ragione al committente ed utilizzatore di una campagna televisiva e radiofonica del 2007 in cui il personaggio in questione pubblicizzava un acqua minerale che -secondo i titolari del diritto d’autore sulla figura dell’eroe mascherato- aveva violato i diritti di privativa della controparte.

In realtà l’opera, secondo la legge Statunitense sul copyright del 1909 avrebbe dovuto entrare in pubblico dominio nel 1977.

E questa era stata la soluzione adottata dalla Corte d’appello di Roma.

La Cassazione invece ha deciso di applicare la Legge Italiana più restrittiva di quella Statunitense dell’epoca.

Continua così l’annosa battaglia tra i fautori del pubblico dominio e i titolari dei diritti d’autore.