Criptovalute interviene la Cassazione
di Fulvio Sarzana di S.Ippolito, Studio legale Sarzana e Associati, Roma
La compravendita di criptovalute, bitcoin in primis, secondo la Corte di Cassazione, sezione penale, può integrare gli estremi del riciclaggio o dell’autoriciclaggio, qualora finalizzata all’ostacolare la provenienza delittuosa del denaro.
La Cassazione, nei dubbi della dottrina, equipara quindi le criptovalute, in quanto valuta virtutale, al denaro a ad altra utilità, ai fini della commissione del reato.
E’ la conclusione a cui è giunto il Supremo Collegio, in una sentenza della metà di luglio del 2022, che si segnala per due motivi in particolare: in primo luogo la compravendita di valute virtuali se collegata ad una precedente attività delittuosa può portare ad un provvedimento cautelare di sequestro, finalizzato alla confisca, oltre che ad una misura cautelare personale ( elemento già emerso in un precedente del Supremo Collegio), ed in secondo luogo, ai fini della competenza territoriale, si ritiene competente a decidere il giudice del luogo ove sono state ricevute le somme frutto di attività illecita, anche se tali somme siano poi state spostate all’estero e investite in bitcoin o altre criptovalute.
Criptovalute interviene la Cassazione