LA CASSAZIONE INTERVIENE CON TRE SENTENZE SU BITCOIN,ETHER E CRIPTOVALUTE

LA CASSAZIONE INTERVIENE CON TRE SENTENZE SU BITCOIN,ETHER E CRIPTOVALUTE

di Fulvio Sarzana di S. Ippolito, Avvocato, Studio legale Sarzana e Associati, Roma

 

La Suprema Corte di Cassazione, dopo un silenzio durato più di 8 mesi torna a parlare di Bitcoin, Ether e criptovalute con ben tre sentenze, ad opera di sezioni diverse, tra l’8 luglio

ed il 13 luglio 2022. a dimostrazione di quanto sia divenuto oramai importante l’utilizzo delle criptovalute, nel settore del lecito ed anche di quello dell’illecito.

La tendenza ad occuparsi del tema non è in realtà  un “unicum”, in quanto il legislatore italiano, così come le agenzie fiscali, si stanno muovendo, proprio in questi mesi, per restringere sempre

più le maglie delle transazioni in criptovalute, imponendo rigidi limiti di tracciabilità  agli operatori quali exchange e wallet provider ( dal luglio di quest’anno), o prevedendo la tracciabilità dei flussi finanziari associati al trading in criptovalute ( dal gennaio del 2023, per l’anno fiscale 2022).

La Cassazione non è da meno, e si registrano quindi diverse pronunce, tutte incentrate sul successivo utilizzo di criptovalute conseguente alla commissione di un reato, sulla sequestrabilità

del profitto del reato ( essenzialmente di autoriciclaggio) e sulla competenza del Giudice del luogo in cui è stato commesso il reato.

Da questo punto di vista, ancorchè le sentenze affrontino diversi profili di estremo interesse, va detto che i giudici di Piazza Cavour giungono alla conclusione che la competenza territoriale

in caso di “trasformazione” illecita di denaro proveniente da  altro reato in criptovalute, radichi la competenza del luogo in cui viene effettuata tale trasformazione, non  nel luogo di residenza,

di domicilio o di dimora dell’imputato o dove viene poi convertita in denaro cd fiat la valuta virtuale.

Così facendo la Cassazione dimostra di fatto di disinteressarsi della commissione del reato presupposto ( nelle diverse fattispecie affrontate, dal reato di bancarotta a quello di truffa),

per concentrare la propria attenzione proprio sull’acquisto delle criptovalute, come Bitcoin, Ether e altre.

La soluzione proposta ingenera qualche dubbio dal punto di vista della competenza territoriale dal momento che tale attività sarebbe in verità avvenuta all’estero, e non nel luogo dove ha sede la banca che ha ricevuto i bonifici truffaldini o distrattivi.

Non resta che attendere le successive pronunce della Cassazione per comprendere se siamo di fronte ad un nuovo orientamento della Cassazione in materia di criptovalute e commissione di reati presupposto.